Nella mia esperienza a Haubi, un episodio che mi ha molto scosso ha riguardato un ragazzo di 18 anni, malato di malaria. Le sue condizioni erano molto gravi, aveva necessità di cure immediate e venne portato con una improvvisata barella per quasi venti chilometri dalla sua casa in cima alla montagna, fino alla Chiesa del villaggio di Haubi, dove c’è il dispensario. I suoi familiari si davano il cambio nel tenere la barella e quando è arrivato, dopo circa quattro ore, le sue condizioni si erano aggravate: bisognava portarlo all’ospedale di Kondoa, a circa trenta chilometri.

A quel tempo non c’erano mezzi e il primo autobus sarebbe partito solo la mattina successiva. Le pessime condizioni della strada inoltre rendevano la situazione ancora più difficile. Una volta rintracciato il parroco, questi, come loro consuetudine viste tutte le difficoltà del viaggio, ha impartito l’estrema unzione al giovane. A questo punto visto che l’unica possibilità era la malandata macchina della parrocchia, abbiamo intrapreso il viaggio verso Kondoa con questo mezzo di fortuna.

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Tra sballottamenti, problemi meccanici e la difficoltà di attraversamento dei fiumi in secca, il viaggio è stato lungo e faticoso proprio a causa delle pessime condizioni del mezzo.

Durante il viaggio, assistere questo ragazzo così giovane, agonizzante per la malaria, tra la disperazione di genitori e parenti è stata per noi una molla che ci ha fatto pensare che dovevamo trovare una soluzione. Da qui è nata l’idea e la volontà di trovare un mezzo più adeguato per affrontare questo tipo di emergenze.

 

Antonella Kimbue