La prima emozione che sale pensando a Haubi è certamente il calore che deriva dal rapporto con persone meravigliose, poi la nostalgia e la voglia di partire.
Ma la rabbia c’è, ed è poco lontana, ed è facile in questa occasione lasciarsi cullare dai dolci ricordi, ma l’attività del Gruppo è costellata anche da delusioni e fallimenti, dovuta anche all’inesperienza.
È dura lavorare per anni alla costruzione di un dispensario di cui c’è assolutamente bisogno e dover tutte le volte combattere con un burocrate nuovo, che non sa (o non vuole sapere) nulla e che cambia le carte in tavola. È dura accettare che quel sogno non è per ora realizzabile e che dovremo adeguare le strutture realizzate ad altri fini, per quanto sempre utili agli abitanti di Haubi.
È dura scoprire che quella maestra tanto brava, a cui hai affidato i soldi per il completamento di un progetto quando sei tornato in Italia, si è intascata tutto e ha bloccato i lavori. Ancora più difficile è spiegare la sensazione che si prova quando capisci che l’errore è stato tuo, che non puoi mettere in mano a una sola persona l’equivalente di due anni di stipendio senza pensare a quante difficoltà affronti ogni giorno la sua famiglia, a quanto quella cifra possa far vacillare l’onestà di una madre.
È dura scoprire che quel muratore tanto simpatico e tanto bravo, la sera si è andato a ubriacare con i soldi della paga senza portare nulla alla sua famiglia e senza presentarsi più per giorni, finché non è finita la "benzina".
È dura realizzare che a volte è così, che non ti puoi mettere a urlare in piena notte (in italiano ovviamente!) contro l’autista della missione che non vuole portare un malato grave all’ospedale finché non gli avrai pagato la corsa. Tu hai i soldi a casa e fino a che non glieli avrai dati lo lascerà su quella sedia ad aspettare, vivo o morto, perché la benzina costa e non si fanno sconti a nessuno.
È dura e difficile da accettare, ma anche dopo tanti anni è sempre un’avventura da cui non ci tireremmo mai indietro.
Duccio Masare